Intervista a Mattia: volontario da quando aveva 16 anni e oggi membro del Consiglio direttivo
Sono entrato in contatto con I Tetragonauti nel 2009 dopo aver conosciuto Marta (un’educatrice dell’Associazione, oggi coordinatrice educativa), mentre partecipavo ad un viaggio in barca a vela organizzato da UVS*.
Marta mi ha raccontato le attività de I Tetragonauti e nel 2009 ho partecipato per la prima volta ad un progetto. Era in Sicilia e si rivolgeva a bambini ipovedenti.
E’ stato molto bello!
Avevo 16 anni e sono partito insieme ad un amico. Era una delle prime vacanze che facevo da solo ed era anche la prima volta che andavo alle Isole Eolie e che viaggiavo su una barca così grande. Mi è sembrata una pazzia!
Insieme ai bambini c’eravamo io, il mio amico, Gabriele (Presidente e comandante de I Tetragonauti) e Maria Letizia (un’altra volontaria). E’ stato molto emozionante, un’esperienza fighissima, ma un po’ rocambolesca come sempre!
Il treno con cui dovevamo raggiungere gli altri al porto non è partito, loro sono sbarcati lo stesso e alla fine li abbiamo raggiunti direttamente a Vulcano.
E’ lì che ho visto per la prima volta Gabriele che fino ad allora era solo una voce al telefono. Il mio amico ed io, il primo anno non sapevamo fare nulla, quindi il nostro ruolo principale era praticamente controllare che le meduse non andassero addosso ai bambini!
Da allora sono sempre stato presente per I Tetragonauti. Durante il liceo ho sempre dedicato una parte delle mie vacanze all’Associazione, anche stando imbarcato più di un mese. Con l’iscrizione all’università purtroppo ho dovuto rallentare un po’, ma non ho mai smesso di frequentare la barca. Se non potevo partire, andavo comunque ad aiutare durante il cantiere: mi è sempre piaciuto cimentarmi anche con la parte tecnica.
A 19 anni, infatti, con l’aiuto de I Tetragonauti ho preso anche la patente nautica!
I primi anni, un po’ per il tipo di progetti che venivano fatti in quel periodo e un po’ per la mia età, partecipavo per lo più ai progetti in ambito disabilità. Poi col tempo, quando sono diventato maggiorenne e non avevo più la stessa età dei ragazzi, mi sono spostato anche sui progetti relativi al disagio sociale con adolescenti del penale minorile, NEET, in dispersione scolastica o in situazione di disagio sociale o familiare. Questi sono diventati i miei progetti preferiti, quelli che mi danno più soddisfazione!
Un altro ambito al quale mi è piaciuto particolarmente partecipare è quello dei progetti sull’autonomia per ragazzi con Sindrome di Down. E’ un mondo con cui difficilmente sarei entrato in contatto se non fosse stato per I Tetragonauti, e invece devo dire che è stata davvero una figata avvicinarmici! Sono esperienze che ti rimangono dentro.
Penso che per fare il volontario ne I Tetragonauti non serva avere peculiarità particolari. L’unico vero requisito è arrivare a dire “Voglio fare il volontario!”. Se ci arrivi consapevolmente, sai di cosa si occupa l’Associazione e sei disposto ad imbarcarti in una cosa del genere è già abbastanza. Serve solo avere la motivazione, e ricercare un’esperienza come questa è di per sé una motivazione sufficiente.
Poi ognuno ha difficoltà differenti, c’è chi soffre il mal di mare o chi ha paura di nuotare. Per me la vita in mare non è mai stato un problema, è l’ambiente in cui mi sono sempre sentito più a mio agio. Le mie difficoltà erano sulla parte educativa. Vivere in comunità ha i suoi pesi e le sue difficoltà.
Soprattutto i primi anni, ma in realtà ancora oggi ogni volta che parto, il mio scoglio più grande è capire come instaurare relazioni costruttive soprattutto nei progetti sul disagio sociale. Tu non sei educatore, forse marinaio, ma neanche tanto. Puoi aiutare a completare il ruolo educativo, ma non è il tuo ruolo.
Tu porti un esempio di vita differente, un modo di vivere che loro probabilmente non hanno mai visto e non è mai stato nemmeno presentato loro come alternativa. Magari non sarà poi la loro strada, però hanno potuto incontrare una realtà diversa da quella a cui sono abituati, e questo è sufficiente.
Nonostante le difficoltà, la tentazione di mollare non l’ho mai avuta, la sensazione di fatica invece sì. Però ho sempre avuto l’impressione di essere supportato da una serie di persone che sapevano cosa stavano facendo e quindi non mi sono mai sentito sopraffare.
Fare il volontario dà soprattutto tantissime soddisfazioni, che sono ciò che ti spinge a fare tutto questo. Il vedere che ci sono persone che riescono a migliorarsi e ad avere importanti sviluppi, in 2-3 mesi ma anche in una settimana, è una soddisfazione davvero enorme, così come tutte le soddisfazioni personali che arrivano, ad esempio l’imparare a fare qualcosa di nuovo.
* Unione italiana Vela Solidale, la più importante organizzazione italiana che riunisce tutte le realtà a livello nazionale che si occupano di vela sociale a cui aderisce anche I Tetragonauti