Libere dal cibo e #disancorate in barca a vela!
Perché metto l’olio? Perché mangio la pasta?”
Potrebbero sembrare domande scontate, ma sono domande che per una ragazza che soffre di disturbi del comportamento alimentare possono significare molto. Inizia così il racconto del progetto #disancorate sui canali social dell’associazione Food For Mind, con cui dal 7 al 9 giugno abbiamo organizzato una navigazione in barca a vela per alcune ragazze con diagnosi di disturbo alimentare.
Emanuela Apicella, psichiatra e membro del team multidisciplinare che ha immaginato e realizzato il progetto assieme a I Tetragonauti, racconta che la proposta voleva essere un modo per coinvolgere le ragazze in un contesto di cura fuori dall’ordinario. Per lei, la psicoterapeuta e la nutrizionista presenti a bordo, abituate a incontrare le ragazze/pazienti in ambulatorio, la barca e il mare hanno rappresentato un setting ricco e stimolante, dove per le pazienti è stato possibile stringere legami e indurre riflessioni per lo sviluppo di una consapevolezza rispetto al rapporto con il proprio corpo.
“Ci siamo messe tutte in costume e quasi tutte abbiamo fatto il bagno, ma soprattutto abbiamo cucinato insieme e abbiamo mangiato in un clima di grande leggerezza. È stata una cosa che mi ha stupito e mi ha davvero sconvolto positivamente, perché con le colleghe all’inizio pensavamo che ci sarebbe stata una grande difficoltà rispetto al cibo. Invece alcune ragazze hanno detto che il momento dei pasti era sembrato loro quasi una festa e che avrebbero apprezzato che anche a casa con la famiglia mangiare potesse avvenire in un momento di così tanta allegria.”
Fuori dalle dinamiche della quotidianità, i due giorni in barca a vela si sono rivelati essere una circostanza di profondo valore umano e affettivo, sia per le pazienti, che per le terapeute.
Il tempo in barca a vela si dilata e un weekend mi è sembrato in realtà essere molto più lungo, ho imparato così tante cose che sono tornata a casa rincuorata! Per le ragazze, poi, svegliarsi la mattina e avere a che fare con questo cibo maneggiato, consumato e addirittura gustato assieme agli altri, anche insieme ai terapeuti, in un contesto così diverso, è stato sicuramente molto significativo. È stata un’esperienza di una potenza così forte che può superare un anno di terapia in studio.”
Se a casa, per queste ragazze, il cibo è spesso solo “cibo ‘cattivo’, olio, grassi e calorie che fanno ingrassare” in barca – racconta la dottoressa Apicella – il cibo è diventato legame e condivisione. Alcune di loro si sono anche rincontrate a Milano, dopo la fine del progetto, perché per la prima volta forse si sono trovate ad essere finalmente libere, seppur disancorate.
Il disturbo mentale in generale e il disturbo del comportamento alimentare nello specifico permettono il verificarsi di una condizione cui si ci sente un po’ dissociate dalla realtà, un po’ disancorate, appunto. Sono molti i momenti in cui queste ragazze possono sentirsi disancorate, in maniera negativa, nelle onde del mare tempestoso della vita,” spiega la dottoressa.
Il titolo del progetto, #disancorate, nasce invece dal desiderio del team di Food for Mind e de I Tetragonauti di dare finalmente un’accezione positiva a questo termine, incentivando le pazienti a mollare gli ormeggi pesanti che le lasciano paralizzate, accogliere la libertà e andare dove desiderano, con il timone saldo tra le mani e lo sguardo all’orizzonte. #Disancorate è stato un progetto finalizzato alla creazione di legami senza lacci che stringono, per curarsi e avere cura.